Pure: l’ironica serie tv disponibile su Raiplay che parla di sesso e disturbi mentali

Ironica, sfrontata, senza freni né peli sulla lingua:
è Pure, la serie tv britannica disponibile (gratuitamente) su RaiPlay.
Sei episodi di mezz’ora circa da guardare
tutti d’un fiato.

 

“Benvenuti nel merdoso mistero che è la mia vita”

Così si presenta Marnie (la bravissima Charly Clive) ventiquattrenne scozzese che decide di punto in bianco di trasferirsi a Londra per scappare letteralmente dalla sua vita parecchio incasinata.

 

Marnie non è la classica twenty-something con i problemi tipici dei suoi coetanei però, il suo mondo è davvero più complicato di quello degli altri: deve convivere con un disturbo ossessivo compulsivo che si manifesta attraverso associazioni mentali di natura sessuale e di straordinaria intensità.
Cosa significa?
Semplice: Marnie è affetta da Pure 0, una rarissima forma di ocd che fa sì che sia perennemente bombardata di immagini sessuali ed esplicite che hanno per protagoniste tutte le persone che la circondano.
Il disturbo non fa sconti a nessuno e Marnie ha allucinazioni su chiunque la circondi, compresi i genitori, la psicologa, gli amici e i colleghi. E la stessa serie non fa sconto alcuno: immagini esplicite, a tratti grottesche e tratti ironiche, raccontano perfettamente il mondo (infernale) in cui vive Marnie.
Tutto ciò ha ovviamente delle forti ripercussioni sulla sua vita lavorativa, affettiva e relazionale: immaginate di vivere assistendo a scene sesso ovunque vi troviate…

La serie tv, disponibile su RaiPlay gratuitamente, è l’adattamento dell’omonimo libro di Rose Cartwright, inedito in Italia: 259 pagine in cui l’autrice racconta la propria esperienza personale con questo tipo di ossessione compulsiva, rarissima e che  per anni non le è stata diagnosticata in maniera corretta, conducendola il più delle volte a terapie inadeguate e a una nuova consapevolezza di se stessa.
L’ironia, questo il punto di forza della scrittrice e, conseguentemente, della protagonista della serie: la Clive è perfetta nel ruolo di Marnie, e interpreta benissimo il suo personaggio ricco di innumerevoli sfaccettature.

“Sarò anche piena di alcol, ma mi sento vuota dentro.”

 

Ci prova Marnie: a non sentirsi diversa, ad accettarsi, a provarle tutte pur di imparare a convivere col suo disturbo.
Tenta le soluzioni più consone alla società (psicofarmaci, psicoterapia, astinenza) e quelle meno consone: alcol, droga e sesso a volontà.
Eppure nessuna di queste strade sembra funzionare tanto da rischiare di isolarla e di relegarla, sola, nei meandri delle sue peggiori paure.
Tutto questo, Pure, lo racconta in maniera leggera, nonostante tutto, divertente e realistica, e alla fine dei sei episodi, vi assicuriamo che non ne avrete abbastanza. E anche se alcune immagini esplicite a volte potranno sembrarvi esagerate, alla fine della serie rimpiangerete di averla vista troppo velocemente.

Scritta da Kirstie Swain, al suo primo lavoro importante dopo avere contribuito agli episodi di alcune serie tv, Pure vede alla regia l’alternarsi di Alicia MacDonald (Flack) e Aneil Karia (Lovesick).

Nel cast, accanto alla Clive, troviamo Joe Cole (Peaky Blinders, Gangs of London) nel ruolo di Charlie, personaggio che per certi versi fa da contraltare a Marnie: emotivo e irrazionale, Charlie soffre di un altro disturbo sessuale che lo affligge da anni, e proprio in Marnie troverà una spalla sulla quale appoggiarsi. Da vicino nessuno è normale, si sa.

Trasmessa in Inghilterra su Channel 4, Pure è una serie tipicamente inglese e lo humor british pervade ogni episodio.
Sullo sfondo una Londra più in forma che mai, bellissima e splendente, dal Financial District all’East End, che ancora una volta viene dipinta e raccontata come la città “in cui tutto è possibile e chiunque può sentirsi libero”.

‘Cause I’m not like everybody else
I’m not like everybody else
I’m not like everybody else
I’m not like everybody else

Cantano i The Kinks nella splendida colonna sonora della serie, insieme a brani di Petula Clark, Nouvelle Vague e Jefferson Airplane.

Di disturbi ossessivi compulsivi in serie tv per millenials ci aveva già provato in tempi recenti Girls di Lena Dunham, negli episodi in cui Hannah Horvath, per tenere a bada la sua malattia, si rifugia nello Zoloft e combatte con fatica la depressione.
Ma l’ironia della Dunham non era bastata ad alleggerire il racconto, obiettivo portato invece perfettamente a segno da Pure.

Continua così l’ottimo lavoro intrapreso da RaiPlay nel 2020, nell’investire in produzioni per un pubblico più giovane, trattando temi meno in voga sul piccolo schermo (ne abbiamo parlando a lungo in questo articolo dedicato alle serie tv disponibili su RaiPlay).

 

E come dice Marnie, ricordatevi: “per trovare voi stessi dovete solo mostrare agli altri chi siete”. Senza paura.

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