La terza stagione di Master of None, dal titolo Moments of Love, arriva il 23 maggio su Netflix e parla di Denise,
il personaggio interpretato da Lena Waithe.
Abbiamo visto la season 3 in anteprima e vi raccontiamo
perché vederla assolutamente.
Quattro anni di stop dalla season 2 di Master of None, con la produzione della terza stagione in bilico dal 2018, quando Aziz Ansari, deus ex machina della serie, venne accusato di violenza sessuale da una donna.
La posta in gioco stavolta era quindi altissima e la scommessa, per Aziz Ansari, sfidante come poche. Eppure dopo quattro lunghi anni, Master of None sta per tornare (seppur in formato più breve rispetto alle stagioni precedente), e vi assicuriamo che non vi deluderà affatto.
La terza stagione è stata ideata e scritta a quattro mani, al fianco di Ansari troviamo infatti Lena Waithe (Denise), protagonista degli episodi, la cui storia si riallaccia al celebre episodio “Il Ringraziamento” (S02E08), dove avevamo visto Denise nel corso dei giorni del Ringraziamento dagli anni novanta a oggi, accettare la propria sessualità e fare coming out con la sua famiglia.
La trama di Master of None 3, Moments of Love
Questa nuova stagione è una storia d’amore moderna, che getta uno sguardo intimo sugli alti e i bassi del matrimonio, sui problemi legati alla fertilità e sulla crescita personale individuale e di coppia. Brevi momenti di passione si intrecciano a terribili perdite personali nel quadro di questioni esistenziali come l’amore e la vita. Al centro della storia, Denise e Alicia, una coppia nera e queer, alle prese appunto con questioni legate all’impossibilità di avere figli, alla fecondazione in vitro e alle conseguenze che ne derivano. Questa stagione offre un’evoluzione della serie che la mantiene collegata a quelle precedenti e fedele a sé stessa, ma propone una linea narrativa del tutto innovativa.
La terza stagione è composta da 5 episodi, due da quasi un’ora, e tre da venticinque minuti circa.
Il cast di Master of None 3, Moments of Love
Protagonista assoluta della terza stagione è Lena Waithe, attrice, sceneggiatrice e produttrice televisiva, prima donna afroamericana ad aver vinto un Emmy per la Miglior sceneggiatura di una serie comedy nel 2017, con Master of None appunto e proprio per l’episodio Thanksgiving.
Al suo fianco, Naomi Ackie (premio BAFTA per Lady Macbeth) nel ruolo della compagna Alicia. Aziz Ansari è presente in un paio di episodi, ma in maniera totalmente marginale.
Perché vedere assolutamente Master of None 3, Moments of Love
La seconda stagione di Master of None, tra continui riferimenti a Woody Allen e in alcuni brevi passaggi anche a Ladri di Biciclette e al Neorealismo italiano, tra scene girate in Italia (a Modena) e brani di Mina, Peppino Di Capri ed Ennio Morricone, sembrava impareggiabile. Come detto all’inizio dell’articolo, la scommessa di superarsi, per Ansari, era altissima, e per certi versi, ci è riuscito, seppur stravolgendo completamente la linea narrativa della serie.
Moments of Love è una stagione “adulta”, estremamente profonda e realistica, che affronta temi universali, senza soffermarsi troppo sul politicamente corretto o su questioni di genere, a dispetto delle aspettative.
Un’inquadratura a 4:3 cattura lo sguardo anche dello spettatore più distratto sin da subito: la regia è estremamente curata e sorretta da una sceneggiatura incredibilmente matura e l’intera stagione è stata girata su pellicola.
Nulla è lasciato al caso in questa stagione, e anche i dettagli, spesso la fanno da protagonisti.
Lunghi silenzi accompagnati a inquadrature altrettanto silenziose, primi piani sfocati, musica classica in sottofondo: tutto contribuisce a creare spesso la sensazione di un tempo bloccato, che scorre lento, nel raccontare una storia universale, con personaggi pieni di fragilità e debolezze, di incertezze, idiosincrasie e dubbi sul futuro.
Una poetica realistica pervade l’intera stagione, con uno stile profondamente alleniano, più maturo rispetto al Woody Allen di Manhattan che dominava la stagione due, e più simile all’Allen di Crimini e Misfatti.
Regia e sceneggiatura, insieme, scavano nelle emozioni dei personaggi che vengono fuori in maniera naturale e potente, frutto di due screenwriter cresciuti moltissimo negli ultimi quattro anni, e consapevoli delle loro capacità, in grado di introdurre e approfondire temi molto attuali legati alla fecondazione in vitro e alla società americana e al suo sistema sanitario.
Ansari e Waithe insieme, si superano nel quarto episodio della stagione (quello che precede il finale): una puntata incredibilmente commovente e cruda, per la quale si sono appoggiati a diversi consulenti medici dentro e fuori dal set, per scrivere e dirigere le innumerevoli scene girate all’interno di una clinica di fertilità, come l’IVF Specialist, Francesca Steyn, il dottorKenan Omurtag, il dottor Briana Rudick. Cordelia Blair, che interpreta la dottoressa Cordelia nell’episodio, ha alle spalle un background medico reale.
La colonna sonora è composta da brani lirici e classici eseguiti da Jessye Norman, soprano statunitense scomparsa nel 2019.