Si è conclusa su Rai1 la terza stagione della serie tratta dai romanzi di Elena Ferrante.
Così finisce questo terzo capitolo, “Storia di chi fugge e di chi resta“, così L’Amica Geniale ci saluta prima della stagione finale.
A conti fatti, nonostante Daniele Luchetti sia a tutti gli effetti tra i migliori registi italiani, il tocco di Saverio Costanzo nelle prime due stagioni non ha eguali. Ottima la regia di questa terza stagione, ma in qualche modo meno armoniosa di quella che la precede.
Questa terza stagione (che racconta il romanzo meno potente dei quattro) non è esente da difetti, ma si conferma comunque un ottimo prodotto seriale.
Come ripetuto spesso durante queste settimane, alcune storie secondarie sono state inevitabilmente un po’ trascurate e a volte raccontate e affrontate troppo velocemente. La dimensione corale del romanzo è venuta meno nella serie, non soffermandosi in diversi casi laddove invece avrebbe dovuto.
Un applauso enorme va a Gaia Girace e Margherita Mazzucco, le attrici che interpretano Lila e Lenù: sono riuscite davvero a portare a termine un’impresa quasi impossibile in questo capitolo, restituendo un’anima incredibile ai loro personaggi.
Personalmente abbiamo apprezzato moltissimo anche la performance attoriale di Matteo Cecchi (Pietro Airota) e di Francesco Serpico (Nino Sarratore).
E proprio su di lui vogliamo soffermarmi, come sempre, dall’inizio: Nino è il classico specchio per le allodole, l’uomo da cui stare lontano, quello di cui non fidarsi mai, nonostante si rivelerà nella maggior parte dei casi, quello di cui molte si innamoreranno.
E ancora una volta il monito che ripetiamo dalla prima stagione, torna stavolta più calzante che mai: in un mondo pieno di persone che fuggono come Nino, affidiamo il nostro cuore e la nostra fiducia a quelle che restano, come Enzo.