Il true crime oggi: dai podcast alle serie tv

Solo ieri mi stavo chiedendo se stessimo raggiungendo un picco nel consumo dei true crime. Siamo certamente a un punto in cui possiamo permetterci di ignorare la spazzatura voyeuristica e concentrarci sulla qualità superiore dell’offerta

Un recente articolo del quotidiano britannico The Guardian, si apre con questa riflessione e non possiamo che essere d’accordo. Il genere true crime è sulla cresta dell’onda da qualche anno ormai e non accenna a calare nelle preferenze degli spettatori di tutto il mondo.
Storie vere di casi di cronaca nera, spietati serial killer, assassini che si nascondono dietro volti insospettabili, crimini efferati e a volte inimmaginabili.
Ma perché ci piacciono così tanto i true crime?
Forse perché fanno parte di un universo in cui ognuno può trovare una risposta diversa, dal brivido alla sete di adrenalina, dall’analisi psicologica e sociale alla mera curiosità?
O perché in un mondo costantemente esposto sui social network, in cui tutto è svelato in pochi minuti, le storie più appassionanti sono quelle piene di mistero e suspense, nonostante la cruda realtà dei fatti?
Il successo del genere true crime è globale, ma ha anche un importantissimo risvolto locale in ogni dove: ogni luogo, ogni cultura, ha purtroppo le sue storie di crimini efferati e violenze inaudite. Ogni paese sta quindi costruendo i suoi racconti e il suo modo di raccontare delitti vicini e lontani nel tempo e nello spazio.
Psicologie contorte e attimi di follia, eventi apparentemente inspiegabili e killer che colpiscono e magicamente spariscono nel nulla: in questo episodio delle nostre Storie di Serie vi portiamo in giro per il mondo, dentro storie che non lasciano scampo proprio perché sono vere. Into the series.
Riflessioni, approfondimenti e consigli di visione: se il true crime è anche la vostra passione, qui troverete pane per i vostri denti.

True crime, l’evoluzione di un genere

Ma quando è nato esattamente  il genere narrativo del true crime?
La risposta a questa domanda è un’altra domanda: quante volte è nato il genere true crime? Perché questo genere è nato e rinato nel corso del tempo (se date un’occhiata a Wikipedia, risale addirittura al 1500) nelle diverse società, in diversi formati e con caratteristiche simili seppur mai del tutto.

A noi interessa capire com’è oggi e in questo articolo troverete molti consigli per non perdere i migliori titoli che il genere sta regalando negli ultimi tempi: dai podcast (italiani e non, per i più audaci), alle serie tv fino alle docu-serie. Quasi 30 consigli su quali podcast ascoltare e quali serie tv o docu-serie vedere se siete appassionati di true crime e cold case.

Il true crime nei podcast

Serial è il titolo di un podcast in lingua inglese nato a ottobre del 2014 (lo trovate su Spotify e Apple Podcast) che è stato una pietra miliare nell’evoluzione del true crime.
Lodato ben presto dalla critica, Serial è stato un prodotto da record: in cima alla classifica di iTunes per tre mesi e il podcast più veloce a raggiungere i 5 milioni di fruizioni da parte degli utenti.
Se non lo conoscete, in breve si tratta di una vera e propria indagine condotta e raccontata dalla giornalista Sarah Koenig riguardo un omicidio di una studentessa avvenuto nel 1999 a Baltimora. La giustizia americana ha condannato un giovane a scontare 23 anni di galera per quel crimine, ma i risvolti della vicenda sono tutt’altro che chiari e questo ha portato la Koenig a interessarsi e occuparsi del caso.
L’indagine è raccontata con grande maestria e ha catturato l’attenzione di milioni di ascoltatori in tutto il mondo, dando nuova vita al genere. Nel minuto iniziale della prima puntata della stagione 1, l’autrice afferma che Serial è “one story told week by week”, la storia che, indagando per un anno della sua vita, ha cercato di ricostruire. Tutto questo senza essere un’investigatrice, ufficiale o privata, o, come lei stessa sottolinea, nemmeno una crime reporter. Eppure quando alla quarta puntata si arriva alle inconsistencies nelle indagini svolte dalle autorità, dopo aver sentito numerose testimonianze e aver condotto interviste indipendenti a persone coinvolte nei fatti, la Koenig ci incalza: “if you want to figure out this case with me, now is time to pay close attention”.
E il pubblico è stato, ed è tutt’oggi lì con lei, con la giornalista che si è appassionata alla storia oscura di un omicidio e si è trasformata in detective.
Serial ha avuto un successo strepitoso perché il pubblico si è completamente calato nell’indagine (tanto che nel tempo sono anche sorte teorie sul complotto su come andarono realmente i fatti). Perché nel true crime non è vero solamente quanto è accaduto, ma un’altra verità si fa spazio (comprimendo in effetti in parte la prima), quella di chi racconta, di chi prova l’esperienza di rivivere attraverso documenti, interviste, ricostruzioni, gli angosciosi avvenimenti, i sentimenti, i tratti psicologici di vittime e carnefici. Questa verità è quella dell’indagine, letteraria e non, e della narrazione ed è anche la verità del pubblico.

In Italia ci sono almeno due podcast true crime che non potete perdere.
Veleno, del 2017, un’inchiesta di Pablo Trincia su quanto accadde nella periferia di Modena tra il 1997 e il 1998.
I “Diavoli della Bassa modenese”, come li definirono i giornali ai tempi, furono un fantomatico gruppo satanico accusato di aver molestato e ucciso alcuni bambini della sua stessa comunità.
Per quei presunti fatti, 16 bambini furono allontanati dalle loro famiglie, e non vi fecero più ritorno. La verità però è tutt’altro che accertata e anni di processi hanno portato alla luce gravissime lacune su come siano state svolte le indagini e gli interrogatori dei minori. Di fatto gli imputati sono stati assolti in diversi gradi di giudizio, e si è fatta avanti l’idea che le testimonianze dei bambini siano state pilotate da chi ha svolto gli interrogatori.

La città dei vivi è un podcast di Nicola Lagioia del 2021 che ripercorre gli eventi che portarono all’efferato omicidio di Luca Varani da parte di due coetanei in un appartamento a Roma nel 2016. Il delitto ha risvolti particolarmente macabri per l’efferatezza e per l’assoluta insensatezza del comportamento degli assassini. Se in Serial e in Veleno si ripercorre maggiormente l’iter giudiziario intorno ai crimini in questione, Lagioia si concentra invece sui caratteri psicologici della vicenda, cercando di raccontare che cosa ha trasformato due ragazzi di buona famiglia in due ciechi assassini.

Ancora più concentrato sugli aspetti umani e psicologici delle vicende che racconta è Demoni Urbani. A differenza dei precedenti, questo podcast non segue in modo seriale un solo crimine, ma ne affronta uno per puntata. Una raccolta di delitti italiani saltando nello spazio e nel tempo, ma sempre con un obiettivo: raccontare i fatti con un taglio letterario, con una particolare sensibilità per quello che queste terribili storie hanno significato, non solo per i protagonisti, ma per chi ne è venuto e ne viene a conoscenza. La profonda voce narrante di Francesco Migliaccio fa il resto. Curiosamente, Demoni Urbani è stato lanciato nel luglio del 2018, stesso anno e mese in cui è stato pubblicato il primo episodio di Murdertown, un podcast di grande successo nel Regno Unito e con un formato molto simile. Murdertown è molto interessante per la precisa ricostruzione dei fatti, ma manca della profonda e coinvolgente voce di Migliaccio. Questo podcast di oltremanica attraversa l’isola britannica in lungo e in largo, raccontandone i crimini più efferati.

Dai podcast alle serie tv

Nel 2019 su HBO esce The Case Against Adnan Syed, uno show in 4 puntate che prende spunto dal podcast Serial e ne sviluppa ulteriormente le indagini. La serie prende le parti del ragazzo condannato all’ergastolo per il delitto, sottolineando la scarsa consistenza delle prove. Un aspetto non da poco, perché negli anni la passione per il true crime ha avuto anche risvolti importanti sulla società, influenzando l’opinione pubblica e in alcuni casi causando la riapertura delle indagini su casi fino a quel momento considerati chiusi.
Vedremo più avanti quando e come è successo, anche in Italia.

Negli anni le serie tv ispirate a podcast sono diventate sempre di più, in virtù della profonda similitudine nella struttura a episodi e  alla possibilità di ereditare dai contenuti audio quel ritmo che tiene lo spettatore incollato allo schermo durante la narrazione dei crimini.

Dr. Death su STARZPLAY
DR. DEATH — “TBD” Episode 104 — Pictured: (l-r). — (Photo by:Scott McDermott/Peacock)

Dr. Death è un podcast che esplora storie di medici criminali che tradiscono il profondo significato del loro mestiere. La prima stagione del podcast ha seguito le vicende realmente accadute di Christopher Duntsch, un chirurgo del Texas che ha causato gravi lesioni a oltre trenta dei suoi pazienti e ha causato la morte di due di loro. Nel 2021, il podcast è stato trasformato in una serie televisiva da Peacock. In questo caso lo showrunner, Patrick Macmanus, ha mantenuto la storia abbastanza fedele all’originale, dando però maggiore profondità ai personaggi e avvalendosi di un cast di grande livello. Accanto a Joshua Jackson (The Affair) nel ruolo di Duntsch, Alec Baldwin in quello del neurochirurgo Henderson e  Christian Slater, nei panni del chirurgo vascolare Kirby.

L’omicidio di Betsy Faria risale al 2011, e nel 2019 il giornalista canadese Keith Morrison ha realizzato un podcast in 6 puntate, intitolato The Thing About Pam che analizza i fatti intorno a quell’omicidio e svela lentamente un intricato quanto inaspettato “schema diabolico”. Dato il grande successo del podcast, nel 2022 Peacock ne ha tratto una serie dallo stesso titolo con Renée Zellweger nei panni di Pam Hupp, amica della vittima, testimone e figura controversa. Come si può evincere dal titolo la serie si concentra principalmente sulla personalità di Pam, che la Zellweger interpreta egregiamente seppur caricandola a livello emotivo in alcuni passaggi.

Low County: The Murdaugh Dinasty, disponibile su Netflix  dal podcast Murdaugh Murders,  segue le vicende intorno a Alex Murdaugh, ultimo erede di un’importante dinastia di servitori dello stato del South Carolina, dal giorno in cui egli stesso chiamò il 911 per denunciare l’omicidio della moglie e di uno dei figli. Le tragiche circostanze intorno al crimine sono diventate nel tempo sempre più curiose e preoccupanti e hanno portato a una serie di arresti (compreso lo stesso Murdaugh), in quello che è diventato uno dei processi (ancora in corso) più seguiti della storia americana.
Low County: The Murdaugh Dinasty non è una serie, ma una docu-serie: grazie a interviste reali agli amici dei Murdaugh e alle famiglie che hanno partecipato direttamente alle molteplici indagini poliziesche, nonché alle riprese delle telecamere di sorveglianza e alle telefonate d’emergenza registrate, tutti i fatti menzionati vengono esaminati e correlati in modo approfondito, ricollegando infine ogni evento a una semplice questione finanziaria legata a un incidente in barca del 2019. Le docu-serie hanno bisogno di una sezione a parte, ne parleremo più avanti, adesso concentriamoci prima sulle serie tv.

Le serie tv true crime

Siamo partiti dai podcast per fare una rapida carrellata su quei contenuti audio di successo che sono poi stati trasposti sullo schermo. Adesso snoccioliamo un po’ di serie tv true crime che potreste esservi persi.

UNDER THE BANNER OF HEAVEN — “Rightful Place” Episode 2 (Airs Thursday, April 28th) — Pictured: (l-r) Gil Birmingham as Bill Taba, Andrew Garfield as Jeb Pyre. CR: Michelle Faye/FX

In nome del cielo (Under the Banner of Heaven, disponibile su Disney+) è una serie basata su un libro omonimo di Jon Krakauer, diretta da Ron Howard e racconta la storia di un omicidio avvenuto tra una comunità mormona radicale. Il libro e la serie esplorano la natura del fanatismo religioso che porta alcuni fedeli a commettere omicidi in nome di fantomatiche rivelazioni, e il conflitto tra fede e ragione. La serie tv trascura un po’ gli eventi realmente accaduti in alcuni passaggi, ma riesce a costruire un dramma psicologico procedurale di ottima qualità, con un magnifico Andrew Garfield nei panni del detective Jeb Pyre, interpretazione che gli è valsa una nomina ai Golden Globes di quest’anni.

Unbelievable, disponibile su Netflix,  è un titolo del 2019 e segue le indagini su una serie di stupri avvenuti negli stati del Colorado e di Washington, concentrandosi sul percorso di una giovane vittima (Marie Adler, interpretata da Kaitlyn Dever, già in Justified) che lotta per essere creduta e ottenere giustizia. Le difficoltà che le vittime incontrano nel denunciare gli abusi sessuali e come il sistema possa fallire nel proteggerle e garantire loro giustizia era stata messa in luce nel 2015 da un articolo intitolato “An Unbelievable Story of Rape” (potete leggerlo qui) che valse ai giornalisti Ken Armstrong e Christian Miller il premio Pulitzer.
La serie è stata lodata per la sua rappresentazione sensibile e dettagliata degli eventi, e per l’interpretazione potente delle sue attrici: oltre alla Dever, Toni Colette (Wanderlust, United State of Tara) e Merritt Wever (Godless, Nurse Jackie) nel ruolo di due coraggiose e determinate investigatrici.

When They See Us, sempre si Netflix, è basata sulla vera storia dei “Cinque di Central Park”, cinque ragazzi di colore che furono falsamente accusati e condannati per una violenza sessuale a Central Park nel 1989. La serie, diretta da Ava DuVernay e rilasciata nel 2019, esplora gli effetti a lungo termine delle accuse sui cinque giovani e le loro famiglie, e il modo in cui il razzismo sistemico e la disuguaglianza giudiziaria hanno influito sul loro caso. Accolta positivamente dalla critica per la rappresentazione emozionante e potente della storia, e per l’attenzione alla realtà dei fatti.

The Girl from Plainville, è un true crime disponibile su Lionsgate, che esamina il caso giudiziario del 2017 in cui Michelle Carter, interpretata da Elle Fanning (The Great), fu condannata per omicidio colposo per la morte del suo ragazzo Conrad “Coco” Roy III (Colton Ryan, già in Little Voice). La condanna si basava sui messaggi di testo inviati da Carter che, secondo l’accusa, sembravano esortare il giovane a togliersi la vita. Carter ammise di essere stata al telefono con Conrad nei momenti appena precedenti la sua morte, e pur potendolo impedire, lo incoraggiò a rientrare nella macchina che stava riempendo di gas di scarico.
La serie indaga la vita di quella che fu additata dai media come una ragazza opaca e costruita, ma che invece viene rivelata nella sua profonda solitudine, che traspare anche dalla relazione con Conrad, sviluppata sull’infinità di messaggi in chat che andarono poi a costituire la prova regina del processo.

Candy, disponibile su Disney+, è una serie del 2022 che ha per protagonista Jessica Biel (The Sinner, 7th Heaven) nei panni di Candy Montgomery. La vera storia dietro questa serie è una triste vicenda di amicizia e tradimento che ha avuto luogo nel cuore del Texas. Nel giugno del 1980, Betty Gore (Melanie Lynskey, già in Yellowjackets), un’insegnante di scuola media che frequentava la chiesa, fu trovata morta nella sua casa con 41 ferite causate con un’ascia. Dopo delle brevi indagini fu accusata la vicina e amica Candy, che intratteneva una relazione amorosa con il marito di Betty. La serie prende le mosse dal momento dell’omicidio, per ricostruire accuratamente l’ambiente perfetto e opprimente del Texas dei tardi anni ‘70.

Ph: courtesy of Netflix

Infine una menzione speciale va a Delhi Crime, serie tv indiana disponibile su Netflix, che racconta la storia agghiacciante di uno stupro avvenuto nel 2012 a Delhi. Da un lato la serie si sviluppa come un procedurale ben scritto e fresco che pecca un po’ nella rappresentazione dei difetti della polizia della grande città indiana, ma non in quella del coraggio e della determinazione del commissario Chaturvedi (Shefali Shah, anche in Human).
Dall’altro riporta i fatti in modo fedele, così da essere una serie tutt’altro che di facile visione.

Docu-serie, sempre più vicini alla realtà

Accanto alle serie true crime non possiamo non citare dei prodotti simili ma con un diverso carattere: le docu-serie. Queste si concentrano più spesso su quelli che sono chiamati tecnicamente cold case, delitti e misteri (sparizioni di solito) avvenuti nel passato e che non hanno ancora trovato una soluzione.
Ci siamo già occupati delle migliori tra le docu-serie, potete trovare qui la nostra Storia di Serie dedicata a questi contenuti.

In questa occasione vogliamo aggiungere alcune menzioni speciali, per assicurarci che non ve le siate perse.

Il primo è Tiger King: Murder, Mayhem and Madness, docu-serie Netflix rilasciata nel 2020 che esplora la vita del proprietario di un parco zoologico privato, Joe Exotic, e il suo coinvolgimento in una serie di crimini, tra cui omicidio e cattura illegalmente di animali esotici. La serie offre uno sguardo sulla cultura degli allevatori privati di animali esotici negli Stati Uniti e sui conflitti tra questi individui. Tiger King ha attirato una vasta attenzione e ha avuto un enorme successo di critica e di pubblico, grazie alla sua natura pazzesca e al suo cast di personaggi eccentrici. La serie è stata accolta positivamente per la sua narrazione avvincente e la sua rappresentazione dei molteplici lati oscuri di una insolita parte della società americana.

Killer Sally. Sally McNeil in Killer Sally. Cr. Netflix © 2022

Se Tiger King è nelle vostre corde, Killer Sally (disponibile su Netflix) potrebbe essere il vostro prossimo binge watching.
La docu-serie uscita nel 2020 ci porta nell’ossessivo mondo del body building professionistico americano. La serie segue la vita di Sally McNeil, una donna che ha passato 25 anni in carcere per la morte di suo marito, un bodybuilder di nome Ray McNeil.
Un matrimonio patinato di due campioni della cura del corpo crea una spirale virtuosa che porta la coppia oltre l’eccellenza nella loro passione, ma nasconde un’altra spirale di ossessioni e violenza. Fino a quando Sally decise o dovette prendere una decisione per cambiare il corso degli eventi. La docu-serie intervista la colpevole, ma anche i familiari e le persone coinvolte, indaga negli eventi con particolare attenzione ai risvolti psicologici.

Una docu di qualche anno fa da recuperare è certamente Making a Murder del 2015, disponibile su Netflix. Laura Ricciardi e Moira Demos, autrici e registe, hanno impiegato più di 10 anni nella ricostruzione attenta di tutti gli aspetti di un’omicidio (o due) e del processo che ha portato un uomo a scontare 18 anni di carcere, forse da innocente. Steven Avery, del Wisconsin, fu accusato nel 1985 dello stupro e omicidio di Penny Bernsteen e per questo condannato e incarcerato. Nel tempo tuttavia, il miglioramento delle tecniche di indagine scientifiche, la caparbia della sua avvocatessa Kathleen Zellner e di associazioni come Innocence Project, hanno dimostrato come le accuse fossero basate su prove incerte. L’uomo è stato scarcerato nel 2003, ma è stata tutt’altro che la fine del suo calvario. Presto il dipartimento dello sceriffo della contea lo accusa di un secondo omicidio, in un turbinio di prove con sospetto di contraffazione e interessi sempre meno chiari di tutti i soggetti coinvolti, compresi i tutori di legge. La docu-serie può essere annoverata a pieno titolo tra quelle che hanno avuto un effetto sulla realtà e sullo sviluppo dei fatti narrati. La seconda stagione si apre con lo stesso Avery che ammette sorpreso quanto non si aspettasse che così tante persone si interessassero al suo caso. Il pubblico si è invece interessato, ben oltre misura: Ken Kratz che ha guidato l’accusa contro Avery ha ricevuto centinaia di lettere di minacce, un pacco bomba nel suo ufficio e colpi d’arma da fuoco contro la sua auto. Il caso è tutt’altro che un cold case.

A pieno titolo tra i cold case troviamo invece una docu-serie che ha avuto un grande successo: Vatican Girl. Prodotta da Netflix nel 2022, la serie ricostruisce gli avvenimenti e le indagini intorno alla sparizione di Emanuela Orlandi, una ragazzina di 15 anni che sparì nel nulla a Roma il 22 giugno del 1983.
La vicenda è tra i più noti misteri italiani, ha attraversato 40 anni di storia nazionale e si è intrecciata con eventi politici, criminalità e misteri tra il Vaticano e l’Italia. La nuova ricostruzione degli avvenimenti sembra aver avuto anche un ruolo nella riapertura delle indagini da parte dello stesso Stato del Vaticano, che fino a oggi aveva sempre rifiutato anche solo di commentare quei fatti. Vatican Girl è forse uno dei casi più eclatanti dell’effetto di una serie true crime sulla realtà. L’attenta ricostruzione dei fatti e il rinnovato interessamento dell’opinione pubblica riguardo i delitti narrati, ha più di una volta causato la riapertura di indagini e il cambio di prospettiva nelle stesse.

A questo proposito merita una menzione anche Killed by a Rich Kid, un documentario di Channel 4 del 2022 che ha fatto molto scalpore nel Regno Unito per la sua attenta ricostruzione dei fatti e delle indagini. Nel marzo 2019, Yousef Makki è stato accoltellato al cuore da un amico d’infanzia nella casa di questo, in un ricco quartiere di Manchester. Il documentario segue l’analisi forense del assassinio e del successivo processo, in un susseguirsi d’eventi che vedono una famiglia piccolo borghese cercare giustizia per un efferato crimine di un rampollo della ricca società cittadina.

Il caso Only Murders in the Building

Cosa causano nella realtà queste narrazioni così particolari, che prendono spunto dalla realtà per ricostruirla in modo più o meno fedele, ma sempre con grande attenzione per i risvolti psicologici, la narrazione degli eventi e il coinvolgimento del pubblico?

Recensendo Candy, Lucy Mangan del The Guardian osserva: “Solo ieri mi stavo chiedendo se stessimo  raggiungendo un picco nel consumo dei true crime. Siamo certamente a un punto in cui possiamo permetterci di ignorare la spazzatura voyeuristica e concentrarci sulla qualità superiore dell’offerta”.
Il pubblico di tutto il mondo sta amando questi prodotti e ne è sempre più coinvolto.
Sulla scia di questo enorme successo mondiale, è arrivata Only Murders in the Building, crime comedy targata Hulu e disponibile su Disney+, creata da Steve Martin e John Hoffman, che racconta proprio quello che sta accadendo: tre bizzarri personaggi assistono a un omicidio, decidono di indagare e raccontano le loro indagini in un podcasrt, catturando l’attenzione di mezza New York.
Nel ruolo dei protagonisti, Charles (Steve Martin) è un entusiasta consumatore di true crime (oltre a essere stato lui stesso protagonista di una detective story negli anni ‘90), e come lui lo sono altri due inquilini del suo condominio, Oliver Putnam (Martin Short) produttore di Broadway caduto quasi in rovina e la misteriosa Mabel Mora (Selena Gomez).

La serie è stata acclamata dalla critica per il modo intelligente e divertente con cui affronta l’ossessione per le storie criminali e delittuose, e per la perfetta riuscita del trio di protagonisti. Only Murders in The Building, che siate fan o no dei true crime, è una serie da vedere assolutamente: retrò, “alleniana”, divertente, un vero gioiellino seriale.

Ancora un consiglio, che non vi aspettate

Vogliamo chiudere dandovi un consiglio davvero insolito. Abbiamo aperto questa Storia di Serie osservando come non sia facile decidere veramente quale sia la data di nascita del true crime. Pertanto vogliamo divertirci proponendovi una storia del passato che non vi aspettereste.

Tra i serial killer più spietati della storia d’Italia troviamo Donato Bilancia, che operò tra la Liguria e il Piemonte alla fine degli anni 90. Le sue vittime furono quasi venti, tra prostitute, malcapitati e donne indifese. Verso la fine della sua scia di sangue il killer commise anche delitti a bordo dei treni regionali liguri. Ultima Pallottola è una miniserie televisiva realizzata da Canale 5 nel 2003 che ricostruisce quegli eventi dal punto di vista del capitano di polizia Stefano Ricciardi (Giulio Scarpati, Un medico in famiglia). Aspettarsi la sceneggiatura e la recitazione a cui siamo abituati dai prodotti americani sarebbe un errore, ma se volete la serie si trova integralmente disponibile su YouTube.

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