Nella notte di domenica 27 febbraio si è conclusa su HBO la seconda stagione di Euphoria, la serie di Sam Levinson targata HBO in onda in Italia su Sky e NOW.
Una stagione da record: secondo Variety la serie è la più vista su HBO dopo Game of Thrones.
Gli otto episodi di questo secondo capitolo hanno messo d’accordo pubblico e critica, annoverando Euphoria nell’Olimpo della serialità migliore di questi ultimi anni.
L’incredibile finale – che non sveleremo per non spoilerare – spalanca le porte a un’attesissima season 3 che però, secondo alcuni rumors, vedremo solo nel 2024, per via dei numerosi impegni lavorativi di Zendaya, protagonista della serie e star mondiale richiestissima da registi, produttori e stilisti.
Euphoria, come abbiamo ripetuto più volte in recensioni sulla serie, non è il classico teen drama: pur raccontando la Gen Z, infatti, riesce a farlo con uno stile unico e affrontando tematiche molto più adulte rispetto alla maggior parte delle serie dello stesso genere.
La seconda stagione, più introspettiva della prima e dall’anima più corale, ha il pregio di diversificare la storia senza soffermarsi soltanto su Rue (Zendaya) e Jules (Hunter Schafer) come nella prima: sin dal primo episodio, infatti, trovano spazio storyline e personaggi secondari come Cassie (Sydney Sweeney), Lexi (Maud Apatow), Fezco (Angus Cloud) e Nate (Jacob Elordi).
Ciò che ne scaturisce, è un racconto intimo e armonioso che coinvolge tutti i personaggi, mettendo in luce caratteri e storie diverse, tutte unite dal comun denominatore di perdite, sconfitte e fallimenti. Sam Levinson, creatore della serie, è riuscito a superarsi, realizzando una stagione migliore, per certi versi, della prima, un’impresa che in molti credevamo impossibile.
Ogni episodio è costruito ad arte: dalla regia alla sceneggiatura, dal make up alla colonna sonora, dalla fotografia alla scenografia. Euphoria è un viaggio surreale e brutale nella vita di giovani ragazzi perduti, ognuno alle prese con traumi da superare, ognuno deciso a rimanere a galla compiendo scelte quasi mai eticamente corrette.
Lo stile di Levinson conquista lo schermo, alternando momenti onirici a flashback, alternando momenti di silenzio a dialoghi serrati, richiamando nella mente dei più esperti cinefili, reminiscenze di lungometraggi famosi negli anni, proprio come avvenne nella prima stagione.
La musica gioca un ruolo determinante nella serie: la colonna sonora originale di Labrinth cantautore, musicista e produttore discografico britannico, alterna diversi stili musicali, dal pop al classico fino al rap, dosando la giusta dose di pathos in ogni scena.
New entry della stagione, Dominic Fike, rapper statunitense che interpreta Elliot, personaggio che va a inserirsi nella coppia Rue-Jules e che nell’ultimo episodio canta una canzone per Rue scritta dalla stessa Zendaya, “Little Star”, che sta spopolando su Spotify dopo poche ore dalla messa in onda dell’episodio.
La vera sorpresa della season 2 è senza dubbio la storyline che vede coinvolti Nate e Cassie: la Sweeney e Jacob Elordi hanno dato prova di incredibili doti attoriali interpretando scene profondamente drammatiche e intense, al pari di Angus Cloud che, nei panni di Fezco, ha fatto letteralmente impazzire i fan di tutto il mondo.
Lasciare spazio a ogni personaggio senza perdere il tratto distintivo della serie da parte di Sam Levinson si è rivelata la carta vincente di una stagione che promuoviamo a pieni voti.