La mattina del 12 settembre 1993 scompare inspiegabilmente la giovane studentessa Elisa Claps. Un mistero che viene risolto, in parte, solo nel marzo del 2010 quando il suo corpo viene ritrovato, ormai mummificato, nel sottotetto di una chiesa di Potenza.
di Giorgia Di Stefano
Una storia ricca di colpi di scena, depistaggi, segreti ed errori commessi durante le indagini. Un caso che probabilmente si sarebbe potuto chiudere dopo pochi giorni, ma che si trasforma in un giallo durato oltre diciassette anni, permettendo al killer, Danilo Restivo, di uccidere ancora.
“Elisa era una ragazza adulta e consapevole, consapevole della propria felicità, capace di vedersi da fuori e leggere il mondo che la circondava con una lucidità incredibile” con queste parole – a detta di Pablo Trincia – la famiglia Claps descrive Elisa, uccisa brutalmente a sedici anni dallo spietato killer seriale, Danilo Restivo.
Quella di Elisa e della sua famiglia è una storia che cambia il corso delle vite di molte persone, di chi è stato direttamente coinvolto nei fatti, ma anche di chi per anni ha seguito l’evolversi della sua scomparsa e seppur da lontano, da una radio, una tv o un giornale, ha sofferto seguendo la battaglia della stoica Filomena, madre di Elisa in questi trent’anni, di Gildo e Luciano (i fratelli della ragazza) e di suo padre, avvolto nel dolore e nel silenzio sin dai primi giorni dopo la tragedia.
È un tipo di storia a cui la cronaca purtroppo ci ha abituati negli anni, basti pensare a Emanuela Orlandi (ne abbiamo parlato qui, a proposito della docuserie Vatican Girl – disponibile su Netflix – ), ragazza di 15 anni anni, scomparsa misteriosamente a Città del Vaticano nel 1983 e mai più ritrovata.
L’unicità della triste vicenda di Elisa Claps è che si ripete in due paesi nello stesso identico modo: in Italia (a Potenza) prima, in Inghilterra (a Bournemouth) poi (non vi raccontiamo di più in merito al secondo caso per lasciarvi guardare la docuserie scoprendo i dettagli mani a mano nel corso delle puntate).
In entrambi i Paesi la polizia commette errori imperdonabili, sviste, distrazioni. In entrambi i Paesi, sviamenti e false testimonianze, involontariamente “aiutano” un killer crudele e depravato, a farla franca per anni.
Anche durante le riprese, ci sono stati imprevisti e persone che si sono tirate indietro: la produzione si è rivelata molto difficile.
Prima della docuserie in quattro puntate (in onda il13 e 14 novembre in esclusiva su Sky TG24, Sky Crime e Sky Documentaries e in streaming su NOW) con Pablo Trincia, volto e voce del racconto, diretta da Riccardo Spagnoli che ne firma insieme a lui la scrittura, pochi mesi fa c’è stato il podcast (lo trovate qui su Spotify), dal titolo omonimo, uscito in occasione dei trent’anni dalla scomparsa.
Prodotto da Chora Media (come la docuserie) è composto da 10 episodi da 45 minuti circa ciascuno.
Oltre a scandagliare la psicologia dell’assassino Danilo Restivo e la storia dei suoi guai giudiziari in Inghilterra, Pablo Trincia ricostruisce l’intera vicenda cercando di restituire al pubblico anche chi fosse Elisa Claps nella vita di tutti i giorni e l’ammirevole dignità e tenacia con cui, in questi anni, la sua famiglia ha affrontato quanto accaduto, continuando a cercare sempre e solo la verità.
La docuserie, prodotta da Sky Italia e Sky TG24 e realizzata da Chora Media, è un lavoro di ricostruzione dei fatti, pensato sin dall’origine come un continuum fra la forma di racconto del podcast e quella del documentario. Tanto materiale inedito ha dato forza alle puntate, tra questo soprattutto gran parte del materiale giudiziario e personale della famiglia Claps.
La frase “Dove nessuno guarda” parla di un omicidio su cui tanti hanno probabilmente taciuto per anni, di luoghi che nessuno ha controllato, primo fra tutti il sottotetto della Chiesa dove il corpo di Elisa fu ritrovato. È riferita all’omertà di alcuni, alle bugie di altri: è una storia piccola che ha tanti elementi che in una certa misura richiamano la sparizione di Emanuela Orlandi, anche se i due casi non sono paragonabili.
Il podcast prima e la docuserie dopo, svelano quanto gli investigatori abbiano sbagliato negli anni, ignorando dettagli fondamentali sulla scena del crimine.
Nel corso delle riprese un uomo ha dichiarato di aver subito abusi nella chiesa anni prima e una donna ha confessato come tante strane voci circolino su quella chiesa: cosa si nasconde lì dentro? Cos’è successo? Com’è possibile che un corpo sia rimasto lì diciassette anni senza che nessuno se ne accorgesse?
Servono prove e testimoni, perché anche se il colpevole ora è in carcere (condannato a 30 anni in UK e ad altri 40 in Italia), non sembra essere l’unico coinvolto nell’omicidio di Elisa.
Abbiamo seguito la conferenza stampa di “Dove nessuno guarda“: le dichiarazioni di Pablo Trincia e Riccardo Spagnoli le trovate qui nell’articolo su Dituttounpop.
Qui invece trovate un super speciale dedicato al genere true crime se siete appassionati!