Dobbiamo ammetterlo: dopo aver assistito a un paio di eventi dedicati alle serie tv in cui si parlava della nuova serie italiana Netflix, Curon (al MIA di Roma e al Fest di Milano), le nostre aspettative erano piuttosto alte.
Una location incredibile, l’omonimo paesino in Alto Adige, un’atmosfera – dalle prime immagini – misteriosa e molto simile ai crime drama del Nord Europa, un mistero da svelare e relativi segreti da portare a galla.
Le carte in tavola perché Curon fosse un’ottima serie per gli appassionati del thriller con venature horror, c’erano tutte, eppure il risultato finale, non si è rivelato per nulla convincente.
La serie, in arrivo su Netflix il 10 giugno, sulla carta è un supernatural drama in 7 puntate in cui mistero, leggenda e realtà si fondono per dare vita a un racconto che ha l’obiettivo di trasportare i protagonisti in un viaggio alla scoperta di loro stessi: un percorso in cui non tutto è come sembra e sotto la superficie di quello che conosciamo si nascondono inquietanti misteri.
I protagonisti della serie sono: Valeria Bilello (Anna), Luca Lionello (Thomas), Federico Russo (Mauro), Margherita Morchio (Daria), Anna Ferzetti (Klara), Alessandro Tedeschi (Albert), Juju Di Domenico (Miki), Giulio Brizzi (Giulio), Max Malatesta (Ober) e Luca Castellano (Lukas).
Diretta da Fabio Mollo e Lyda Patitucci, la scrittura è affidata a Ezio Abbate come headwriter insieme agli autori Ivano Fachin, Giovanni Galassi, e Tommaso Matano.
La storia parte con Anna, appena tornata a Curon, sua città natale, insieme ai suoi gemelli adolescenti, Mauro e Daria. Quando scompare misteriosamente, i ragazzi intraprenderanno un viaggio che li porterà a svelare i segreti che si celano dietro l’apparente tranquillità della cittadina e a trovarsi faccia a faccia con un lato della loro famiglia che non avevano mai visto prima. Scopriranno che si può scappare dal proprio passato ma non da se stessi.
Senza come sempre spoilerare la trama della serie, ci spiace ammettere che no, Curon non ci ha convinti affatto.
Difficile realizzare un prodotto simile in Italia, un fantasy/horror, soprattutto sul piccolo schermo.
Coraggioso, ma difficile, e il risultato difatti è un teen drama fantasy, con alcune caratteristiche da fiction Rai e inconcludenti tentativi di tenere alto l’hype nello spettatore.
La storia c’è, il resto non funziona.
A partire da una sceneggiatura piuttosto fragile e poco matura, fino a un cast veramente poco convincente e poco credibile. Soprattutto i ragazzi, veri protagonisti della serie, risultano davvero poco naturali, sia nella mimica che nella recitazione, con espressioni dialettali spesso forzate e con battute a volte poco calzanti, altre prevedibili.
Peccato, davvero, soprattutto perché dopo la deludente Luna Nera (altra produzione fantasy italiana di Netflix), stavolta speravamo in qualcosa di più convincente.
Invece Curon fa acqua da tutte le parti: la storia, potenzialmente interessante, viene “sommersa” (proprio come la cittadina) da una serie di difetti su cui è impossibile sorvolare. La scelta di rendere un fantasy legato al tema del doppio e ambientato in un luogo perfettamente funzionale alla trama, un teen drama, è stata una scelta (dettata probabilmente dal posizionamento di Netflix sul target 15 – 25) azzardata e poco riuscita.
Gli adolescenti protagonisti (con relativi attori evidentemente inesperti), che citano Orange is the New Black per ammiccare al pubblico LGBT+ e fumano marijuana nel (vano) tentativo di sembrare ribelli, risultano stereotipi poco riusciti dei teen drama fantasy d’oltreoceano.
Su TV Tips – chi ci segue lo sa – parliamo spesso di musica e serie tv (e relative soundtrack): ecco, nel caso di Curon, anche la colonna sonora risulta sbilanciata verso un genere che di fatto si scontra con la storia alla base della serie.
Anziché aggiungere enfasi ai momenti topici che precedono i colpi di scena, la musica scelta li carica inutilmente di quel pathos che nella maggior parte dei casi, rende le scene un’imitazione poco riuscita di un film horror italiano di serie B.
Dopo il successo – tra le produzioni italiane – di Summertime, e le ultime novità arrivate sulla piattaforma di streaming che ci avevano invece convinto, come The Eddy e Snowpiercer, con Curon siamo costretti a fare un passo indietro e una riflessione: visto che serie come Suburra, la già citata Summertime e Skam Italia sono produzioni riuscite e apprezzate da pubblico e critica, non sarebbe meglio rimanere su quei generi che in Italia ci riescono bene e smettere di inseguirne altri in cui, chiaramente, dobbiamo ancora fare molti passi avanti?