Boris 4 arriva, dopo anni di titubanza prima e attesa poi, su Disney+ con 8 nuovi episodi.
Dopo 3 stagioni e 2 film, la sfida era ardua e difficile, ma ancora un volta, René e i suoi non deludono, anzi.
Spoiler: preparatevi al miracolo.
“L’inferno è pieno de quarte stagioni” dice uno dei protagonisti alla fine del primo episodio della quarta stagione di Boris. Non vi sveliamo chi, per non rovinarvi la visione, ma vi assicuriamo che in quell’inferno, la quarta stagione di Boris non ci finirà.
Ci sono serie tv che sanno quando smettere, altre che invece si protraggono per anni senza sapere cosa raccontare, senza regalare nulla di nuovo o “in più” allo spettatore.
Nell’incessante marasma di contenuti di cui le piattaforme streaming ormai ci bombardano, spesso non sappiamo cosa guardare (per questo anni fa ci è venuta l’idea di TV Tips!) e finiamo per ritrovarci vittime indifese di titoli suggeriti da un algoritmo qualsiasi che crede di sapere i nostri gusti ma che in realtà di noi ha capito poco e nulla.
Ma questi sono i tempi moderni, ahinoi, e l’industria televisiva deve necessariamente muoversi verso quella direzione, per non sopperire e non rischiare di perdere abbonati.
Lo sa il pubblico, lo sa chi di mestiere lavora in quel settore.
E tutti, prima o poi, sono (e siamo) disposti a scendere a compromessi pur di assecondare le piattaforme di streaming che ormai la fanno da padrone.
Con queste premesse e in questo contesto attualissimo, si sviluppa la quarta stagione di Boris, capace di reinventarsi rimanendo al passo coi tempi, di non perdere la sua ironia di fondo senza risultare ripetitiva, di “svecchiare” quel mondo che racconta, che in fondo pur sempre vecchio rimane quando si parla dell’Italia. Una stagione brillante, intelligente, divertente, supportata e sorretta dal solito, eccezionale cast, e dalla consueta scrittura arguta e sagace. Mattia Torre stavolta non c’è, lo sappiamo, è quasi superfluo rimarcarlo ma comunque doveroso, ma ciò che Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo sono riusciti a realizzare, lo renderebbe fiero. Loro lo sanno, faticano a dirlo in conferenza stampa (tenutasi due giorni fa durante il Festival del Cinema di Roma) ma ne sono consapevoli, e quel pizzico di genialità di Mattia, li segue e non li abbandona mai, come loro stessi hanno affermato.
Nella serie Mattia c’è, e già dal primo episodio capirete come: noi non amiamo gli spoiler e non vogliamo assolutamente togliervi il piacere di scoprirlo da soli.
Tutti cambiano pur rimanendo uguali a prima, in Boris 4, nonostante siano passati anni e tante cose non siano più le stesse: i difetti, le idiosincrasie, i vizietti all’italiana, restano, anzi oggi forse più saldi di ieri.
Lo streaming, la tecnologia, gli algoritmi, diventano nemici giurati di un’Italia che ha paura di cambiare, di mettersi al passo coi tempi, che vorrebbe rimanere uguale a ieri pur sapendo che per andare avanti occorre guardare al futuro, come emerge dai personaggi di Biascica e Duccio, di Arianna e di Lopez.
Di contro, c’è l’Italia dei (non più) giovani, come Alessandro e “lo schiavo”, che ci provano, senza troppi risultati, ma almeno un tentativo di evolvere e migliorare lo fanno. E poi ci sono quelli come René, i sognatori un po’ paraculi che in fondo cascano perennemente in piedi, ma che un sorriso ce lo strappano sempre.
Preparatevi a uno Stanis La Rochelle più in forma che mai, al ritorno della “Cana maledetta”, al tripudio di follia degli sceneggiatori di Vita di Gesù, la nuova serie che René deve girare col suo storico cast.
E poi i tormentoni che cavalcano i trending topic del momento, che in un attimo diventeranno virali e difficilmente dimenticheremo, e anzi ripeteremo durante le nostre conversazioni quotidiane, “così, de botto, senza senso“, appunto.
Ultimo, non ultimo, in tutta questa storia, il coraggio di Disney+: la piattaforma simile a quella derisa dalla serie, ospita la serie stessa, nonostante il connubio Boris/Disney, nessuno lo avrebbe mai immaginato.
La trama di Boris 4
Boris. Sono passati dieci anni e tutto è cambiato. La morente tv generalista – con i suoi medici buoni e le paternali contro la droga – è ancora più morente e perfino René e i suoi amici ora lavorano per una Piattaforma globale. La serie che René deve girare stavolta è Vita di Gesù, da un’idea di Stanis La Rochelle. Che non solo vestirà i panni del protagonista, notoriamente morto a 33 anni quando lui ne ha 50, ma anche quelli di produttore, con la sua SNIP (So Not Italian Production). Stanis l’ha fondata con Corinna, che da qualche anno è anche sua moglie. La scrittura di Vita di Gesù è stata affidata ai soliti tre sceneggiatori. Coproduttore e organizzatore è Lopez, che, in pensione dalla Rete, si è reinventato produttore con la sua QQQ (Qualità, Qualità, Qualità). L’occasione da non lasciarsi sfuggire è che la Piattaforma europea più importante sta seriamente prendendo in considerazione il progetto ma, prima del via libera definitivo, serve l’approvazione delle sceneggiature (il “lock”) da parte dell’Algoritmo. Tutto sembra procedere bene ma cosa comporterà lavorare sotto questo nuovo padrone? René saprà approfittare della nuova occasione per girare una serie finalmente di qualità ma soprattutto i nostri sapranno adattarsi al mondo che è cambiato così rapidamente?