Che voi abbiate o meno già visto Kaleidoscope poco importa: non ci sono spoiler in questo articolo. Vi raccontiamo come la stampa estera ha reagito a questo esperimento e cosa pensiamo noi dell’ultimissima serie targata Netflix con il grande Giancarlo Esposito.
Kaleidoscope è una heist series, ovvero una storia che parla di “rapine incredibili” (Netflix ha prodotto anche un true crime con questo titolo). Un tema che ha appassionato il cinema da sempre: Ocean’s Eleven ne è forse l’esempio più rappresentativo. L’intreccio degli eventi, l’ordine e il modo in cui questi vengono raccontati possono fare davvero la differenza in questo genere di prodotti e molti registi e sceneggiatori si sono cimentati nei più complessi esperimenti (Tenet può essere considerato un heist movie). Con Kaleidoscope Netflix propone al suo pubblico un esperimento: è lo spettatore a poter decidere l’ordine in cui guardare gli episodi (o lasciarlo a scegliere all’algoritmo).
Una trovata in realtà già vista – seppur con altre dinamiche -nell’episodio Bandersnatch di Black Mirror, in cui le scelte dello spettatore determinavano il finale della storia, esperimento non apprezzatissimo però da pubblico e critica.
La serie tv si compone di 7 episodi: 6 hanno come titolo un colore (Yellow, Green, Blue, Orange, Violet, Red, Pink) e un riferimento temporale del momento in cui si svolge la rapina (il più distante è 25 anni prima della rapina); il settimo episodio, White, racconta invece la rapina stessa (la piattaforma consiglia di vederlo per ultimo). Una storia che come un caleidoscopio affascina proprio per tutte le diverse combinazioni di colori, ovvero dei punti di vista, delle sorti e dei motivi che spingono i personaggi a compiere delle scelte. Netflix ha voluto sottolineare come la scelta dei diversi possibili ordini di visione (più di 5000 combinazioni) porti lo spettatore a vivere diversamente la storia, secondo il punto di vista di uno o di un altro personaggio.
Kaleidoscope, il risultato del nuovo esperimento di Netflix
La serie è stata ideata e scritta da Eric Garcia, che si è ispirato a un curioso quanto incredibile evento reale: durante l’uragano Sandy un’alluvione colpì un caveau segreto nel centro di Manhattan, mettendo in pericolo ingenti somme lì conservate in obbligazioni. Rolling Stone si sofferma qui sulla storia e riporta le parole dello stesso Garcia: “That’s a perfect cover-up for a heist. If I’m doing a heist, I’m going to use Hurricane Sandy as my excuse.”
L’alluvione di un caveau diventa quindi centrale nel piano di Leo Pap/Ray Vernon, interpretato dal sempre eccellente Giancarlo Esposito, un genio delle rapine con un passato da vendicare.
Pap mette così insieme una squadra di specialisti, ognuno in grado di dare il suo specifico contributo: da Ava Mercer (Paz Vega) esperta d’armi e avvocato, a Judy e Bob Goodwin (Rosaline Elbay e Jai Courtney), esperti di esplosivi e effrazioni. Tutto per prelevare 7 miliardi di dollari dalla cassaforte più sicura del mondo, difesa dalla SLS, azienda di sicurezza privata guidata da Roger Salas, un ex ladro e vecchia conoscenza di Pap.
Gli elementi per un thriller incalzante, avvincente e divertente ci sono tutti e per ogni personaggio vengono sviluppati motivi e ambizioni, intrecciando così alleanze, tradimenti e colpi di scena. Il tutto dovrebbe essere reso ancora più coinvolgente dalla possibilità di costruire la storia come la si preferisce nel caleidoscopio di colori che sono gli episodi.
Kaleidoscope non ha tuttavia convinto del tutto la critica, per il Collider al di là della trovata dell’intreccio la storia è “abbastanza piatta e scontata“. Il Variety è un po’ più benevolo, ma avvisa comunque che “la curiosità del poter mescolare a piacimento gli episodi è più godibile della storia stessa“. Infine The Verge dichiara l’esperimento di Netflix riuscito, ma non nasconde che “la storia in sé lascia molto da desiderare“.
Perché guardare Kaleidoscope
Per quanto non sia una novità, poter guardare una serie tv scegliendo a piacere l’ordine degli episodi non è comune e già solo questo dovrebbe incoraggiare a fare una prova (Vulture propone alcuni ordini possibili con i pro e i contro).
Seppur non ci si trovi di fronte al miglior thriller del momento, i personaggi di Kaleidoscope hanno un certo valore e le loro storie e quelle dei loro rapporti, ancorché non perfettamente sviluppate, sono coinvolgenti. E lo sono soprattutto per la qualità degli interpreti, tra tutti Giancarlo Esposito (da Breaking Bad, all’incredibile Better Call Saul). Come sottolinea il Collider, “se forse non riesce a salvare del tutto la serie, Esposito dà al protagonista Leo Pap lo spessore di cui solo lui è capace, ritagliandosi dei momenti di profondità nel corso più caotico del racconto“.
Il rapporto tra Pap e la figlia Hannah (Tati Gabrielle) si sviluppa al suo meglio negli spazi angusti in cui è relegato, e, sempre secondo il Collider, fa venire voglia che gli sia lasciato più spazio. Giancarlo Esposito è di per sé un motivo per cui guardare Kaleidoscope.
La serie è infine piena di curiose trovate che magari non hanno funzionato al meglio tutte insieme, ma che possono intrigare chi si appassiona a questi rompicapi e giochi combinatori.
Oltre alla costruzione a blocchi omogenei degli episodi, i colori dei titoli hanno un ruolo anche all’interno del racconto e il vago riferimento agli avvenimenti reali dell’uragano Sandy concorrono ad aumentare un certo interesse.
Nel criticare Kaleidoscope Variety cita un racconto di George Perec che si cimentava con complessi esperimenti narrativi.
Il racconto è La scomparsa, scritto interamente senza mai usare la lettera E.
Secondo Variety, La scomparsa è ricordato più per la sua particolare trovata che per la qualità della storia e questo sarebbe il destino di Kaleidoscope.
Perec scrisse un altro romanzo che è forse il suo capolavoro, La vita istruzioni per l’uso, e che, se i giochi combinatori sono la vostra passione, dovreste provare ad affrontare.
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