8 episodi, una stagione che vola via in un attimo, tra risate, riflessioni e momenti di commozione. Mo su Netflix, di e con Mohammed Amer, è una serie tv di cui in Italia non si è parlato abbastanza.
Uno dei migliori titoli di questo 2022.
Come sarebbe la vostra vita di tutti i giorni se viveste a Huston, in Texas, senza passaporto, senza lavoro e con una richiesta di asilo che da anni aspetta ancora una risposta?
Uno stato difficile da comprendere e capire per molti, che negli anni è cambiato tantissimo ed è ancora in fase di cambiamento.
Come scrive Francesco Costa su Il Post “uno stato molto più complesso, vivace e frastagliato di quanto sembri, da ogni punto di vista. È uno stato storicamente super Repubblicano, che associamo istintivamente ai ranch, ai cowboy, all’industria del petrolio e ai bianchi armati fino ai denti; eppure è allo stesso tempo lo stato di Austin, una delle città più liberali e hipster d’America, e di un vasto e avanzatissimo sistema industriale nel campo delle biotecnologie. È uno stato che ha un’identità propria fortissima, una delle cose più complicate da comprendere per noi europei, e senza capire la quale è impossibile barcamenarsi nella politica americana”
Il Texas, pieno di contraddizioni ma anche di spiragli verso un futuro migliore, per molti ma non per tutti. Perché è anche lo Stato vicino al confine, con tutto ciò che il confine porta con sé. E se sei un rifugiato politico, beh, tutto cambia.
Mo, serie tv disponibile su Netflix, ha l’inestimabile pregio di farci entrare nella normalità di una vita che di “normale” non ha nulla, e di farlo senza per forza sottolineare le stranezze e le irregolarità, ma in modo che gli eventi si susseguano naturalmente, così che più che osservatori diventiamo subito spettatori coinvolti. Il ritmo al racconto lo dà più la vena umoristica, che non manca mai, anche in situazioni in cui forse ci sarebbe poco da ridere, grazie soprattutto alla verve comica del protagonista.
Mohammed Mustafa Amer, che è poi Mo il protagonista della serie, è uno stand up comedian nato in Kuwait e naturalizzato americano. In America ci è arrivato fuggendo con la sua famiglia dalla guerra del Golfo, una famiglia che aveva già dovuto lasciare la Palestina. Mohammed è fiero delle sue origini e allo stesso tempo sa trattarle con ironia, un elemento fondamentale nei suoi spettacoli comici (su Netflix trovate anche la sua stand up comedy, Mohammed in Texas).
La storia personale di Mo, dell’omonima serie, è in gran parte quella di Mohammed, riadattata e romanzata con l’aiuto di un altro rifugiato, Ramy Youssef autore e inteprete della meravigliosa serie tv Ramy, giunta alla sua terza stagione.
È la storia di una persona che tenta in tutti i modi di cavarsela goffamente in una società che sembra respingerlo in ogni sua azione. Che si caccia in un guaio dopo l’altro nel sottobosco più o meno legale di Huston. Che vive il sogno americano, così facile nel trasformarsi in un incubo, soprattutto per chi (ancora) non ha documenti e deve provvedere e prendersi cura della sua famiglia, mentre cerca anche di costruirsene una sua, con Maria (Teresa Ruiz), una donna di origini messicane che dirige con successo la sua officinameccanica, ma che come Mo sembra impossibilitata a raggiungere una vita tranquilla, come se fosse incompatibile con il sistema politico e sociale che la circonda.
Tutti i personaggi di Mo sembrano stranieri, distanti da casa, intesa come un posto sicuro. Ma non smettono mai di cercare la loro opportunità. Persino la madre di Mo (Farah Bsieso), che ha perso da anni il marito, e vive nel ricordo della lontana Palestina, cercherà di cambiare la cose sfruttando ciò che sa fare meglio.
La regia di Mo è rapida e colorata, la musica, scelta per sostenere l’ambientazione tipica di quel pezzo di America, accompagna perfettamente la fotografia che sembra a tratti un video musicale. Gli episodi di 30 minuti scorrono rapidissimi e, quasi a tradimento, riescono anche far commuovere e riflettere, prima di una risata amara ma anche liberatoria.
Mo è una serie assolutamente consigliata: la sua leggerezza e la sua semplicità riescono a farci capire e considerare gli strappi che ovunque si aprono nel normale scorrere della vita occidentale.