La seconda stagione di The White Lotus ha debuttato anche in Italia: ecco un punto su similitudini e differenze tra il primo capitolo e questi nuovi episodi che negli States stanno riscuotendo un ottimo riscontro da parte della critica.
Nel privilege drama The White Lotus, il creatore, sceneggiatore e regista Mike White, racconta le vicissitudini di un ristretto gruppo di ricchi vacanzieri in un esclusivo resort alle Hawaii.
La prima stagione della serie raggiunse da subito il suo pubblico e con con ben 10 Emmy Awards portati a casa durante l’ultima edizione degli Emmy, l’apprezzata satira sociale targata HBO è la serie più premiata della scorsa stagione televisiva.
Da un lato il perfetto racconto impietoso e caustico di vizi e miserie dei ricchi protagonisti, dall’altro l’ottima performance degli attori, hanno fatto di The White Lotus molto di più di quello che ci si poteva aspettare dalla serie.
Nella prima stagione (ne parliamo entusiasticamente qui) White tratteggia la perversa relazione tra ricchezza e potere, sviluppando la performance corale del cast “intrappolato” nel resort di lusso. La serie ha meritato il suo successo, seppur avendo attirato su di sé qualche critica per non aver affrontato con piena coscienza le sfumature legate alle diversità culturale di alcuni personaggi. Ma in fondo l’obiettivo non era certo la critica sociale, quanto piuttosto una commedia nera su come la ricchezza sia spesso accompagnata da un’inesorabile povertà d’animo, accompagnata ad assenza di empatia e sensibilità.
Un grottesco teatro dell’assurdo, o in altre parole “a Tropical Kabuki”, che comincia con un cadavere, ma giusto per il tempo di disinteressarsene, tornando subito a prima dell’infausto evento, per concentrarsi sui rapporti sempre più cringe e controversi tra gli ospiti del resort.
Tra le performance della prima stagione, spicca tra i tanti, Jennifer Coolidge, nei panni della bizzarra Tanya, unico personaggio a “sopravvivere” anche nella seconda stagione: White decide infatti di cambiare location e cast, e sposta il resort dalle Hawaii all’Italia, in Sicilia per la precisione, mantenendo però l’artificio che dà inizio al racconto: la morte misteriosa di qualcuno, subito tralasciata per parlare d’altro e tornarci soltanto più avanti.
Come osserva il Washington Post, anche la seconda stagione mantiene lo stesso leitmotiv: i personaggi realizzano ben presto come essere “bloccati” con sé stessi, anche se in un bellissimo resort in Italia, sia terribilmente opprimente.
Cosa veramente cambia nella seconda stagione sono i vizi su cui la serie punta l’obiettivo, non più ricchezza e potere, ma soprattutto sesso.
Insieme alla Tanya di Coolidge e alle sue tragicomiche osservazioni (“Che bella vista! Mi chiedo se qualcuno si sia mai buttato da qui!” osserva la donna di fronte alla maestosa scogliera siciliana che la accoglie), ci sono due coppie e un terzetto intergenerazionale.
Le coppie si affronteranno in un’estenuante guerra combattuta con sole armi passivo-aggressive, da un lato Cameron (Theo James) e Daphne (Meghann Fahy) ostentatamente affettuosi e tronfi della loro relazione, dall’altro Ethan (Will Sharpe) – che ha da poco raggiunto le file dei benestanti grazie alla vendita della sua azienda tecnologica – e la cinica e sospettosa Spiller (Aubrey Plaza), sua moglie.
I Di Grasso invece, sono una famiglia disfunzionale composta da nonno Bert (F. Murray Abraham), papà Dominic (Michael Imperioli), e nipote Albie (Adam DiMarco), tutti i vacanza in Sicilia per entrare in contatto con le loro origini familiari, metteranno a nudo le idiosincrasie intra e intergenerazionali del rapporto degli uomini con il sesso. La scintilla è la lascivia dell’anziano Bert, ma il cortocircuito si diffonde ben presto fino al progressismo ostentato di Albie.
Intorno agli ospiti in questa seconda stagione non c’è solo il personale del resort, guidato dalla irascibile Valentina (Sabrina Impacciatore). Lucia (Simona Tabasco) e Mia (Beatrice Grannò), due giovani e facili ragazze locali in cerca di soldi e divertimento, permettono al regista di sviluppare oltre i confini che erano stati della prima stagione, l’analisi impietosa dei suoi personaggi.
Anche in questa seconda stagione ogni personaggio ha il suo specifico carattere e non è mai noioso seguire lo sviluppo di ognuno di loro (così su Variety), anche quando questo stesso sviluppo richiede più tempo.
Il nostro commento alla stagione 2 di The White Lotus
Alla stagione manca il brio che ha caratterizzato il primo capitolo, il fascino di alcuni dei suoi personaggi, la famiglia Mossbacher su tutti oltre all’assenza incolmabile di Murray Bartlett, la spregiudicatezza di alcune scene, qui a volte solo accennata.
Bizzarro notare come per gli americani l’Italia rimanga sempre una cartolina degli anni Sessanta: la Sicilia rappresentata è un insieme di luoghi, da Palermo a Noto, da Taormina ai Giardini di Naxos, come se ogni città fosse uguale all’altra. La colonna sonora alterna Gino Paoli e Mina come se la musica italiana di oggi fosse davvero ancora quella: tutto risulta un po’ posticcio e banale dal punto di vista della regia e della fotografia (immancabile due personaggi a cavallo di una Vespa, ça va sans dire) guardandolo con occhio nostrano. Facile però capire perché questa stagione abbia fatto breccia sulla white middle class americana invece, visti gli stereotipi sull’Europa e l’Italia portati allo stremo.
La seconda stagione di The White Lotus, in Italia è disponibile su Sky (sul canale Atlantic) e in streaming su NOW.